E CHE IL MONDO SIA UNA COSA SOLA
I dialetti danno voce a John Lennon
I dialetti danno voce a John Lennon
Da un’idea di Gianfranca Lavezzi e Giuseppe Polimeni - Facoltà di Lettere
Università di Pavia, con 5 tavole disegnate da Marco Giusfredi e con un Preludio
di Lorenzo Coveri
che l’unità dei popoli, delle culture, delle persone possa avvenire superando le barriere e i confini etnici, politici, religiosi.
Mai come ora il messaggio pare attuale e necessario. Da questa idea della fratellanza dei popoli e delle persone è nata l’idea di chiedere ad alcuni amici di tradurre nel loro dialetto, come invito a un dialogo tra le piccole patrie che qui si presentano nelle loro particolarità, con tutto il sale delle loro lingue, con i vocaboli e i modi di dire
che appartengono a ciascuno.
L’idea di Gianfranca Lavezzi e di Giuseppe Polimeni è quella di proporre al dialetto
di misurarsi con l’inglese, di mettere in dialogo la lingua universale della comunicazione con quella particolare che nei secoli ha raccolto una storia quotidiana di lavoro e di affetti.
L’italiano non è per una volta lingua-ponte: ciascun traduttore ha proposto
una versione direttamente dall’inglese, lasciando la lingua nazionale a osservare questo dialogo, a cercare il suo nuovo posto come lingua già di cultura e sempre più
di comunicazione. John Lennon ci invita a superare barriere e confini; ci invita così
a un giro d’Italia in cui ciascuno, nel mondo “evoluto” della comunicazione, custodisce una lingua antica e ne fa ora – come è accaduto per secoli – ancora una volta l’idioma in cui esprimere la sua idea, la sua tensione alla fratellanza.
Il dialetto non divide ma unisce: fa sentire, ancora una volta, l’esigenza di riconoscersi
nei paesi, nelle case, nelle famiglie, ciascuno con le sue parole e i suoi modi di dire.
Un coro armonico di voci, con un orecchio ai piccoli mondi ma con l’altro
alle lingue del mondo.