Il mio incontro con i Beatles è piuttosto banale... a diciassette anni prendo il volo per Milano da solo per conoscere la “capitale morale” d'Italia, inizio degli anni 90, clima premondiali e tangentopoli alle porte, ed entrando in uno negozio compro tre album dei Beatles in musicasette. Perchè Beatles e non Rolling Stone non saprei dirlo, certo che di musica ne capivo poco e volevo partire dall'abc...

Nei primi anni ’70 le feste si facevano già da adolescenti, non come ora che batterie di pargoli iniziano quasi all’asilo ad essere vessati da eventi organizzati da genitori in ansia da prestazione sociale. Ai miei tempi facevamo tutto da noi, e questo era il bello. I luoghi potevano essere i più diversi: cantine, rimesse, casa della nonna, naturalmente senza la nonna; l’importante era che il guinzaglio del controllo fosse sufficientemente lungo, soprattutto per noi “femmine”.

La prima volta con John Lennon è stata in realtà, come credo per la maggior parte di noi, una prima volta con i Beatles. Ricordo come se fosse ieri il 45 giri con l’etichetta verde della Parlophon con incise “Michelle” e “Girl”, finito insieme a quelli delle fiabe e dei successi dello Zecchino d’oro, che infilavo nel mangia-dischi soprattutto per compiacermi del rumore assordante che riuscivo a creare. Ero troppo piccolo per apprezzarne veramente il valore, ma quel disco mi piaceva davvero! Per natura curioso, ogni volta che mi piace una cosa devo saperne di più.

Avevo 14 anni. Da circa due anni mi ero trasferito in cantina con il mio primo

gruppetto musicale e da quel luogo insano e acusticamente inquinato

provvedevamo ad allietare i pomeriggi del vicinato.

Sfruttando le conoscenze di mio nonno fummo invitati ad iscriverci ad una

associazione per gruppi musicali chiamata "NOTE STONATE" della FGC e,
a distanza di un mese, si organizzò il primo concertone delle band iscritte.